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20 agosto 1911, quando un imbianchino rubò la Gioconda

La storia di Vincenzo Peruggia potrebbe ricordare quella di un romantico avventuriero o di un picaro dal cuore d’oro come quello del Guzman de Alfarache, ma i suoi aneddoti, tutti ruotanti intorno alla magnifica tela del Leonardo, la Monnalisa, sono entrati nell’immaginario collettivo, al punto da ispirare il d’Annunzio prima, durante i suoi di drammaturgo in Boudeaux e successivamente film e numerosi sceneggiati televisivi.

Vincenzo Peruggia era un decoratore italiano, varesino, emigrato nel 1907 in Francia, a Parigi per far fortuna. Assunto dalla ditta  Gobier, riuscì ad entrare come operaio nel museo più rinomato al mondo, Le Louvre.

In molti si sono chiesti quale procedimento abbia utilizzato l’artigiano varesino per trafugare il quadro leonardesco. Il Peruggia attese il giorno di chiusura del museo, e verso le sette del mattino del 21 agosto 1911 e nella caoticità del lavoro degli operai, entrò dalla porta di Jean Goujon, giunse al Salon Carrè e prese il quadro, il quale avvolto nella giacca nera fu condotto all’esterno senza destare alcun sospetto.

Le stesse indagini per il ritrovamento ebbe il coinvolgimento e l’accusa e l’arresto verso coloro che saranno i padri dell’arte e della letteratura contemporanea, come Pablo Picasso e Guillaume Apollinaire, considerati tra gli esecutori materiali della sparizione della Gioconda per le nuove teorie delle avanguardie di inizio Novecento.

Il ritrovamento avvenne a circa due anni di distanza, nell’autunno del 1913 grazie al collezionista Alfredo Geri, a cui il Peruggia tentò di vendere il quadro, venendo in seguito arrestato dagli uomini dell’Arma.

Ma quali furono i moventi del Peruggia? Stando alle confessioni del decoratore varesino, a spingere l’uomo sono stati i propri ferventi patriottici, un tentativo di vendetta e di restituzione all’Italia delle bellezze trafugate dall’Italia da Napoleone. Anche se la Monnalisa fu venduta da Leonardo al re Francesco I durante il soggiorno francese del Da Vinci in Francia.

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."