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14 settembre 1812: l’incendio di Mosca e la fine della campagna russa di Napoleone

La storia dell’invasione dell’impero russo di Napoleone Bonaparte è conosciuta come una delle più grandi disfatte del XIX secolo. L’invasione terminò con una sconfitta rovinosa che condannò la carriera politica dell’imperatore.

Bonaparte dovette affrontare l’impervio territorio russo e il suo esercito ne uscì decimato: partirono all’incirca 600mila soldati da tutta Europa ma furono solo in 100mila a tornare in patria.

L’esercito francese era già provato dalla dura battaglia di Borodino (7 settembre 1812), una delle più sanguinose della campagna russa. Nonostante le ingenti perdite – circa 80mila uomini – i francesi riuscirono ad avere la meglio sull’armata russa nei pressi del villaggio Borodino grazie ad una strategia di attacco frontale.

L’8 settembre l’esercito russo abbandonò lo scontro, provato dalle lunghe ore di combattimento, decretando la vittoria di Napoleone. La Grande Armata, nonostante il successo, ne uscì comunque decimata e sofferente, anche a causa di una una decisiva carenza di approvvigionamenti.

Napoleone contava di sconfiggere la Russia in breve tempo ma il difficile territorio russo mise a dura prova i suoi uomini. Portò con sé, infatti, approvvigionamenti solo per l’andata, nella convinzione di poter fare scorte di viveri saccheggiando Mosca prima di rientrare in patria.

In seguito alla sanguinosa battaglia di Borodino, quindi, Napoleone si diresse verso il cuore dell’impero russo, sperando in un definitivo successo militare. La Grande Armata arrivò alle porte della città proprio il 14 settembre 1812 ma, con gran sorpresa, la città era quasi deserta. La maggior parte della popolazione era ormai in fuga dalla capitale, che ardeva già dei primi focolai.

La maggior parte degli storici è convinta che questi siano stati appiccati proprio dai russi nel tentativo di sabotare l’esercito francese. Secondo alcune fonti, fu il generale Rastopcin a dare l’ordine di dare fuoco al Cremlino e alle più importanti costruzioni della capitale. All’inizio dell’800 Mosca era una città costruita quasi del tutto in legno; ciò facilitò di molto la propagazione delle fiamme.

L’incendio arse fino al 18 settembre e le sue conseguenze furono disastrose. Si stima che almeno i 3/4 della città siano stati rasi al suolo dalle fiamme e che siano stati 12mila i corpi ritrovati, di cui 2000 appartenevano all’esercito russo.

I soldati dell’esercito francese, provati dagli stenti, si diedero al saccheggio mentre Napoleone attendeva una richiesta di pace da parte dello zar Alessandro I che non sarebbe  arrivata. Così, con il terribile inverno russo alle porte, la Grande armata di Napoleone lasciò Mosca il 19 ottobre.

 

Anna Borriello
Anna Borriello
Scrivo per confrontarmi col mondo senza ipocrisie e per riflettere sul rapporto irriducibile che ci lega ad esso.