Il Partito Democratico nasce, all’effettivo, il 14 ottobre 2007, mediante le elezioni primarie per la scelta del Segretario Nazionale e dell’Assemblea Costituente, presentandosi agli elettori come l’erede de L’Ulivo, in qualità di forza riformista del centrosinistra.
Si presentarono in cinque alle primarie del Partito Democratico: Mario Adinolfi, Rosy Bindi, Piergiorgio Gawronski, Enrico Letta e Walter Veltroni. Domenica 14 ottobre i seggi sarebbero rimasti aperti dalle 7 alle 20. Tuttavia si andrà avanti ad oltranza, circa due ore in più, perché in tutta Italia presero parte alla votazione oltre tre milioni e mezzo di cittadini.
Il nascente partito auspicava di divenire un vero e proprio partito federale, in grado di interpretare le differenti realtà territoriali: una rete estesa di partiti territoriali federati, consolidato nella società locale benché preposti ad una prospettiva più ampia, di natura nazionale ed internazionale.
Il Manifesto per il Pd è stato pubblicato il 12 febbraio 2007 e presenta diffusamente i concetti e gli orientamenti del partito in tema di politica europea e di politica interna. Il testo concilia diverse sensibilità, ma dà incremento ad un orientamento inequivocabilmente riformista.
“Noi, i democratici, amiamo l’Italia. Amiamo la ricca umanità della sua gente; il suo patrimonio ineguagliabile di storia, arte e cultura; l’intreccio di splendide città, di magnifici ambienti naturali e paesaggi che da secoli attrae viaggiatori stranieri (…) Noi democratici abbiamo fiducia nell’Italia. Perché è un paese vitale, creativo, operoso, pervaso da un diffuso spirito d’intraprendenza”.
Il Partito Democratico si proponeva come risposta ai rischi del declino che intimidivano l’Italia in quel momento, alla sfida della crisi della sinistra nazionale ed internazionale, oltre che a quelle della globalizzazione.
“Aspira a rinnovare non solo la vita politica italiana, ma anche quella europea “dando vita, con il Partito del socialismo europeo (Pse) e le altre componenti riformiste, a un nuovo campo di forze, che colmi la carenza di indirizzo politico sulla scena continentale”.
In cui l’Italia è “una grande nazione d’Europa”. Una “l’Europa impegnata, in primo luogo insieme alle altre grandi democrazie, nella costruzione di un ordine mondiale fondato su istituzioni multilaterali”.