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110 anni del mito Alfa Romeo

Gabriele d’ Annunzio avrà pensato alla sua Alfa Romeo”soffio di Satana” 6C 2300, quando definì l’automobile come donna.

Nel lontano 6 aprile 1906, il processo di industrializzazione coinvolse l’Italia giolittiana e i primi esperimenti della motorizzazione privata presero piede.

L’ esperimento da parte della Società Italiana Automobili Darracq, leader all’epoca nella licenza dei brevetti per la costruzione meccanica dei primi autoveicoli di matrice francese, costituiva nell’impiantare attività industriali nel Mezzogiorno italiano, cercando di istituire un mercato e una domanda.

Ciononostante, l’attività della futura Alfa si rivelò un fiasco.

Infatti, nel Sud italia giolittiano era assente qualsiasi opportunità di sviluppo, in quanto era precaria la possibilità di manodopera a basso costo, ristrettissima era la domanda da parte di possibili acquirenti e la stessa motorizzazione della penisola vedeva sbocchi limitativi.

Area di massima intensificazione dell’industria automobilistica nascente in Italia ruotava intorno all’area settentrionale e del primum industriale che andava formandosi: Triangolo Industriale.

Alla fine del 1906 l’attività venne trasferita a Milano, precisamente a Portello, ove nonostante lo stato rudimentale della meccanica automobilistica, vi erano marginali propositi di sviluppo del settore.

La denominazione e la partecipazione imprenditoriale e produttiva aperta ebbe inizio solo nel 1910, a Milano, ottenendo il logo e il battesimo di Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, Alfa.

Solo nell’avanzato XX secolo, con l’avvento della motorizzazione di massa l’Alfa Romeo riuscirà a conquistare nuovamente il Sud, con gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco, fondati nel 1938.

Nell’area lombarda, la rinata casa Alfa lancia il primo modello, l’ALFA 24HP, conseguendo un ottimo successo di mercato che aumenterà nel periodo antecedente alla Grande Guerra.

Svolta della casa del Biscione avverrà con la scalata tra gli anni 1915-18 dell’ingegnere e industriale campano Nicola Romeo, che ne ribattezzò il desing e ne fece un modello da strada. 

Negli anni 20′-30′ il logo Alfa Romeo divenne rinomato per le corse automobilistiche, determinanti anche alla stessa salvezza della produzione di autoveicoli: Mussolini salvò il gruppo Alfa mediante l’IRI per poi rientrare nell’assetto delle Scuderie Ferrari e successivamente nel 1986 è divenuta uno dei marchi di punti della holding Fiat.

L’eleganza e la sinuosità delle sue curve, allegate alla velocità e all’avanguardia tecnologica hanno portato il marchio Alfa Romeo ha conquistare l’immaginario comune, attraverso il mondo del cinema e non solo. 

Da Il Laureato di Dustin Hoffman alla guida della “Duetto”, all’Operazione Piovra dello 007 di Roger Moore con la sua ALfetta GTV 2.5V, ai nostri Tognazzi, Verdone, fino al personaggio dell’ “alfista” Paolo Bitta di Paolo Kessissoglu,  il logo del “Biscione” non ha smesso il suo fascino camaleontico e ruggente. 

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."