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1 dicembre, giornata mondiale contro l’AIDS

Il virus dell’HIV non è stato, purtroppo, ancora debellato. Non essendo scomparso continua a diffondersi anche tra i giovani, generando una vera e proprio epidemia di massa.

Secondo le stime diffuse dall’Unicef, che non sono per niente rassicuranti, si starebbe procedendo troppo piano nella ricerca finalizzata a debellare suddetto virus. Gli esperti concordano con il parere dell’Unicef, pur tenendo conto dei lievi progressi, ancora troppo lenti, soprattutto per quanto riguarda il benessere dei più piccoli, dei bambini e degli adolescenti.

Numerosissime sono le associazioni in Italia dedite a prevenzione e supporto, soprattutto per chi è già stato contagiato dal virus, i cosiddetti sieropositivi, che sono però ancora oggetto di stigma del passato.

“Il virus Hiv continua a infettare giovani e meno giovani potremmo dire che è la malattia, l’Aids, ad appartenere al passato, almeno in Europa. Con i farmaci che utilizziamo, per chi è stato infettato da Hiv il rischio di ammalarsi di Aids è ridotto. Chi è infetto e si sottopone ai trattamenti retrovirali, dopo pochi mesi di terapia non è più in grado di trasmettere il virus, pur non potendosi dire guarito. Ma nei paesi più poveri non è ancora così. Spesso si tende a trascurare l’infezione, a ignorarla. E in questo modo si diffonde ancora di più”, secondo quanto affermato dalla dottoressa Giorgia Fracca, psicanalista e socia di Alipsi e Asa.

Solamente nel 2017, in Italia, sono stati registrati 6 nuovi casi ogni 100mila residenti, dei quali, il 76% sono uomini, portando ad affermare che la prevalenza dell’infezione riguarda il sesso maschile.

La principale causa di trasmissione? Localizzata, paradossalmente, ancora una volta nei rapporti sessuali.

“Lo stigma sociale è ancora presente. Numerose persone tacciono sulla propria condizione per paura di essere escluse. Serve un lavoro di prevenzione tra i giovani per far comprendere i rischi reali. In Italia offriamo cure di eccellenza ma sulla prevenzione siamo molto carenti e il lavoro è lasciato completamente alla comunità Lgbt, in collaborazione con associazioni come l’Asa, che investono in azioni di prevenzione in circoli o comunque luoghi dove la comunità si incontra”, conclude la dottoressa.

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II