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Shakti, l’energia madre nella religione induista

L’adorazione della dea femminile è una delle più antiche tradizioni religiose dell’Induismo. Il tema dello Shakti nasce, probabilmente, tra una forte cultura matriarcale che esisteva in India prima delle migrazioni e delle predominanti società ariane. Come forza cosmica vitale, Shakti assume molte forme e nomi, tra cui la dea madre, la feroce guerriera e la dea della distruzione. Nell’induismo, ogni divinità ha una Shakti, la forza energetica.

La Madre Terra, la forza primordiale, continua ad essere adorata in India come il potere che nutre il seme e lo porta alla crescita. Questo aspetto riguarda quell’antico popolo agricolo che vedeva l’uomo dipendente dalla donna perché donava vita, cibo e forza. Le Dee Madri erano adorate in ogni momento in India, ma tra i periodi della Cultura Harappa (2500-1500 A.C.) e il periodo Gupta (circa 300-500 A.C.) i culti delle dee erano quasi scomparse, fino a una posizione di reale importanza nel Medioevo, quando le divinità femminili erano adorate dalle classi superiori.

Il termine shakti si riferisce a più aspetti. La sua definizione, genericamente, si riferisce all’energia dinamica che è responsabile della creazione, del mantenimento e della distruzione dell’universo. Tale terminologia è identificata come energia femminile perché shakti è responsabile della creazione, la dea madre responsabile della nascita. Shakti stimola la siva, l’energia passiva sotto forma di coscienza, la creazione. Ardhanarishvara, una divinità indù che è raffigurata con le caratteristiche di entrambi i sessi, è una rappresentazione iconica di questo aspetto. La divinità è ugualmente maschile e femminile, a dimostrazione del fatto che la creazione, il mantenimento e la distruzione dell’universo, dipendano da entrambe le forze.

Nella mitologia, Shakti. insieme a Shiva, generò due figli: Kumara, che conquistò il demone Taraka; e Ganesha, che divenne il dio dalla testa di elefante, simbolo di saggezza e buon auspicio.

Shakti si manifesta in varie incarnazioni femminili sulla terra, rappresentate dalle dee. Le molte dee e i loro vari attributi significano i diversi sentimenti di una donna.

Tra le varie incarnazioni troviamo:

Kali, che significa “nero” , rappresenta potere, creazione, distruzione e conservazione. Si dice che sia la forma feroce della dea Durga, che diventa Kali quando combatte contro le forze del male. È dipinta nuda, con quattro braccia, una con una testa mozzata e un’altra con una scimitarra. La scimitarra e la testa rappresentano la distruzione dell’ego. La sua oscurità simboleggia l’ombra da cui tutte le cose sono state create, e alla fine, dove tutte le cose si compiranno o si dissolveranno nell’oscurità.
Parvati, dea della fertilità, divinità e devozione, è l’aspetto nutritivo di Shakti. Shakti è un’energia incostituibile, intrattabile che è caotica. Parvati rappresenta la gentilezza di Shakti. È benevola e materna, protettrice dell’universo e rigeneratrice della vita.
Saraswati, è la dea della conoscenza e dell’apprendimento. Lei, Lakshmi e Parvati fanno parte dei Tridevi, o trinità di donne che aiutano i loro simili maschi Brahma, Vishnu e Shiva, a creare, mantenere e rigenerare l’universo. Le sue quattro mani rappresentano la ragione, la creatività, il senso e l’ego.
Lakshmi è la dea della ricchezza e della prosperità, sia materialmente che spiritualmente. Le sue quattro mani simboleggiano i quattro obiettivi umani nella vita: dharma (ordine), moksha (autorealizzazione), kama (piacere, desiderio) e artha (significato, meta). È spesso raffigurata in un loto, che simboleggia la coscienza e la verità. Secondo gli antichi testi indiani, tutte le donne sono incarnazioni di Lakshmi.

 

Vittorio Dezio
Vittorio Dezio
Laureato in laurea triennale in lingue inglese e giapponese. Attualmente studente di laurea specialistica in Storia e civiltà giapponese. Sono un folle amante della letteratura e dei libri. Amo le lingue, in particolare quella del Giappone.