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Selfie, l’altra faccia dell’abitudine contemporanea

Il Selfie, comune usanza che sempre più spopola tra i giovani. All’apparenza innocua questa comune abitudine nasconde un retroscena pericoloso, che è stato appurato e studiato solo di recente, mettendo in luce un aspetto pericoloso di questa moda.

Si è registrato, negli ultimi anni, un aumento dei casi di morte provocati dagli autoscatti, delineando un fenomeno davvero pericoloso e preoccupante.

Lo studio è stato pubblicato recentemente sul Journal of Family Medicine and Primary Care e si ripropone di lanciare un appello fondamentale.

Si richiede infatti l’istituzione delle cosiddette “no selfie zones“, aree dove non è possibile scattare selfie. Circoscruvere queste zone, che possono risultare pericolose, come ad esempio lo sono le cime montuose, gli edifici alti e i corpi idrici, aiuterebbe sicuramente a perseguire lo scopo di scongiurare le morti da selfie.

Il gruppo di ricercatori che ha condotto lo studio ha infatti scoperto che negli ultimi sei anni sono state 259 le persone morte in tutto il mondo a causa di incidenti collegati ai selfie.

A preoccupare, più di tutto, è il dato riguardo l’età media dei defunti, che si aggira intorno ai 23 anni, di cui il 70% del campione analizzato è costituito da individui maschi.

La causa della maggior parte delle morti da selfie riguarda l’annegamento, molti individui sono stati travolti da masse d’acqua in differenti frangentice, altra causa comune è l’investimento, molti sono morti investiti da un treno nel tentativo di acquisire un autoscatto, poi ancora non sono mancate le morti causate da animali, elettrocuzioni ed armi da fuoco.

Il paese con il più alto numero di incidenti da selfie è l’India, seguito da RussiaStati Uniti e Pakistan. Negli USA la maggior parte delle morti è stato causato da armi da fuoco. Alla base del fenomeno c’è, in base a quanto affermato dagli studiosi, il desiderio di “essere cool” e postare foto estreme sui social allo scopo di ottenere like.

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II