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Napoli: le parole terapeutiche.

Ritiri, ammutinamenti, litigi, parole grosse, multe e arbitrati  il Napoli non si è davvero fatto mancare nulla negli ultimi venti giorni, tanto che i diretti protagonisti -società, tecnici giocatori- potrebbero scrivere un manuale sul come “non” si manda avanti una società di calcio. I risultati poi, che dovrebbero valere più delle parole e dei gesti  stentano ad arrivare, lasciando la squadra ancor più sola e miseramente silenziosa. Per fortuna ci ha pensato l’Uefa con le sue rigide regole sulla “sacrosanta”comunicazione dei club, nelle competizioni europee, a rimuovere i tappi dalle bocche e ieri, finalmente abbiamo sentito le prime parole del dopo-fattaccio, di Ancelotti e di uno dei calciatori azzurri, Di Lorenzo, dopo quindici giorni giusti dal Salisburgo. La notizia vera, è che i giocatori sembrano già aver digerito la questione, sanzioni societarie che dovrebbero, adesso, esser state già recapitate a tutti i componenti della rosa; ed anzi potrebbero rilanciare, facendo una richiesta di chiarimento con il presidente, previa accettazioni totale delle ammende, con annesso rifiuto dell’arbitrato, che dovrebbe chiarirne l’effettiva ammissibilità in un confronto società-calciatori; staremo a vedere. Quindi le voci, quelle che ci sono mancate in tutti i giorni di congetture e notizie, vere o presunte; le dichiarazioni che hanno il potere di far luce sugli stati d’animo e che non dovrebbero essere mai impedite, pena un’ ammissione di debolezza di chi dirige e comanda. Che il Napoli parli dunque, anche nelle partite di campionato e ci faccia sapere come pensa di rilanciarsi in questa stagione con troppi chiaroscuri. Magari, approfittare dell’isola felice, dell’esperienza Champions, nella quale ha ancora intatte le sue chance di qualificazione e trarre linfa vitale per imporsi anche in campionato, può essere la mossa giusta; la frase che più ci ha colpito, ieri, della conferenza stampa di Ancelotti è quella in cui chiarisce che sono tutti coinvolti per cercare una soluzione ai problemi che hanno; ecco rendere partecipe la gente con una saggia comunicazione, potrebbe facilitare questa operazione così, che la parola “tutti”, includa pure coloro che più di “tutti” soffrono, quando le cose vanno male: i tifosi.