“Caro Presidente, dopo il nostro Forum nazionale tenuto a Milano il 27 e 28 ottobre scorsi ritengo assolto il mandato affidatomi dall’Assemblea nazionale il 7 luglio scorso quando, eleggendomi, indicava per la mia Segreteria una serie di obiettivi utili alla ripartenza del PD dopo la sconfitta elettorale di marzo. Faccio quindi seguito agli impegni presi, dimettendomi dall’incarico di Segretario e chiedendoti di poter convocare a breve l’Assemblea stessa per gli adempimenti conseguenti. Fino a quel momento garantirò ovviamente per la mia parte un ordinato lavoro di tenuta in attesa delle nuove deliberazioni”, così Maurizio Martina ha effettuato la formalizzazione della propria richiesta di dimissioni dalla carica di segretario del Partito Democratico.
Egli aveva già tempo addietro ricoperto la carica di ministro dell’Agricoltura, divenendo segretario nell’immediato successivo alle dimissioni di Matteo Renzi, le cui dimissioni avvennero a seguito della rovinosa sconfitta elettorale del 4 marzo 2018, ottenendo però un ulteriore mandato grazie all’Assemblea Nazionale del Partito Democratico del 7 luglio.
Al via adesso alla vera e propria fase congressuale che vedrà la convocazione dell’organismo di partito aprendo la strada alle dinamiche che culmineranno con le primarie e l’elezione del nuovo segretario.
La convocazione avverrà quasi certamente in data 11 novembre.
Le dimissioni del segretario Martina sono giunte in via ufficiale tramite la lettera presentata presso l’ufficio di Presidenza del PD, all’interno della quale, l’ormai ex segretario, Martina ha deciso di inserire anche i classici ringraziamenti rituali.
“Colgo l’occasione per ringraziare la presidenza e tutti i componenti dell’Assemblea nazionale per la collaborazione e l’impegno garantito in questa fase molto particolare della vita del nostro partito. Mi piace ricordare uno dei messaggi più forti incontrati in questi mesi di lavoro intenso e appassionato: noi siamo somma, non divisione. Lo dobbiamo alle donne e agli uomini del Partito Democratico e lo dobbiamo all’Italia”, questo l’epilogo della lettera ufficiale di Maurizio Martina.