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La prima parolaccia della storia della lingua italiana

L’italiano come sappiamo ha una lunga tradizione scritta, mentre per anni si è tralasciato lo studio dei testi scritti in volgare. Questa mancanza è dovuta al pregiudizio secondo il quale prima dell’unità d’italia il popolo non era capace di scrivere e leggere.

Una volta liberatisi  di questo pregiudizio dagli archivi sono emersi sempre più testi scritti in un italiano regionale, ovvero quell’italiano utilizzato da chi ha per madre lingua il dialetto.

La prima testimonianza di questo tipo di italiano la troviamo nei cosiddetti Placiti Cassinesi, meglio noti come Placiti Capuani, quattro testimonianze giurate, registrate tra il 960 e il 963, sull’appartenenza di certe terre ai monasteri benedettini di Capua, Sessa Arunca e Teano.

In seguito sono stati scoperti sempre più testi e iscrizioni in volgare.

Tra le iscrizioni ce n’è una che spesso viene tralasciata dai libri di storia della lingua, si trova nella chiesa di San Clemente,una basilica a tre livelli sovrapposti impreziosita da numerosi mosaici, in questa iscrizione troviamo infatti la prima parolaccia della storia della lingua italiana:”Fili de pute”,che nel dipinto viene pronunciata dal prefetto di Roma Sissinio ai suoi soldati.

La storia è questa:

Grazie al carisma di Papa Clemente, si era convertita al cristianesimo Teodora, la moglie del prefetto di Roma, Sisinnio. Un’onta per lui, visto che a quell’epoca i cristiani erano fuori legge e come tali perseguitati. La donna non gli aveva detto nulla, ma Sisinnio sospettava di lei. Così, un giorno, il prefetto decise di seguirla per coglierla sul fatto, facendosi accompagnare da due soldati, Gosmario e Albertello. Quando Sisinnio vide che la moglie era andata ad assistere a una messa celebrata da Clemente, ordinò ai suoi militari di arrestarli entrambi. Ma Dio accecò Sisinnio e i soldati: tanto che questi, credendo di aver legato Teodora e Clemente, in realtà stavano trascinando due pesanti colonne.

Il dipinto raffigura proprio quest’ultima scena dove Sissinio ordina ai soldati di trascinare le due pesanti colonne. Le iscrizioni si trovano accanto ai personaggi che le pronunciano,molti quindi lo considerano come il primo fumetto della storia , sicuramente è anche la prima testimonianza dell’utilizzo della scrittura in volgare per scopi artistici.

Infatti, non è solo Sissinio a prendere parola ma anche i soldati dicono la loro:

SISINIUM: “Fili de le pute, traite”

GOSMARIUS: “Albertel, trai”

ALBERTELLUS: “Falite dereto co lo palo, Carvoncelle!”

SANCTUS CLEMENS: “Duritiam cordis vestris, saxa traere meruistis”.
prima-parolaccia

La chiesa fu costruita fra il 1084 e il 1100, ospita diverse pitture bizantineggianti che illustrano la vita di papa Clemente, il quarto papa della storia (dall’88 al 97). E’ quindi questo il periodo a cui si fa risalire il dipinto,dimostrando quindi come nell’antichità, anche i più nobili , ricchi di virtù e con la piena conoscenza del latino, si lasciavano andare a momenti d’impeto utilizzando il volgare turpiloquio per meglio esprimere il proprio stato d’animo e per far arrivare più chiaramente il messaggio.