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La Casa di Carta alla sfilata di Carnevale a Napoli

Il Carnevale, come viene vissuto dai napoletani, è una ricorrenza gioiosa ove il folklore si mescola alla tradizione di questa festività di caratura internazionale.

La festa appena trascorsa ha fatto emergere senza dubbio una delle peculiarità del popolo partenopeo: l’inventiva. E’ proprio la fantasia che ha prodotto uno dei travestimenti più riusciti ed inevitabilmente più chiacchierati dalle tv locali e in rete.

Nel pomeriggio della giornata di ieri, infatti, un modesto gruppo di bambini si è recato presso la calcatissima via Toledo (nel giorno di Carnevale oltremodo) ove è sita la storica sede del Banco di Napoli.

Una volta raggiunto la loro destinazione i bambini hanno indossato tutte con cappuccio rosse e stivaletti neri nonché maschere raffiguranti il volto dell’illustre pittore, scrittore, scultore e ancora fotografo e designer spagnolo, Salvador Dalì. A seguito di ciò i giovani hanno riprodotto fedelmente alcune scene della serie tv Netflix da cui hanno tratto ispirazione: “La Casa de Papel” o “La Casa di Carta”, che dir si voglia.

Il gruppetto di amici è riuscito ad attirare grande attenzione su di sé, sul proprio travestimento, ma soprattutto sul luogo ove lo hanno esibito tanto da meritare numerosi scatti tra passanti, genitori e testate giornalistiche locali, soprattutto tra quelle online.

La Casa de Papel tratta delle peripezie di un gruppo di persone conosciutesi grazie al lavoro minuzioso del “Professore”, personaggio misterioso ma anche grande stratega che architetta un piano al limite della perfezione per mettere sotto scacco la Zecca di Stato spagnola, entrandovi con la forza ma senza esercitare violenza in seguito. Lo scopo? Produrre ex novo quasi due miliardi e mezzo di euro.

Le maschere di Salvador Dalì, come hanno spiegato i produttori, sono state indossate dagli attori allo scopo di mostrare la parte “meno artistica” dell’artista iberico. Dalì, infatti, è stato grande sostenitore del dittatore Francisco Franco che a cavallo tra gli anni ’20 e gli anni ’30 soggiogò le menti e le azioni della Spagna intera. Dunque, parimenti al decorso storico, indossare la maschera su cui è raffigurata la faccia dell’artista sta a significare “sbeffeggiare le idee che tengono banco in un dato momento, in un dato paese con una certa cultura e mandarle in crisi con la sola astuzia e la giusta tattica” ed in effetti è ciò che accade nella celeberrima serie.

Questi bambini si sono aggiudicati per il Carnevale appena trascorso il giusto momento di gloria, a maggior ragione perché mentre da una parte prevale il buonsenso e lo spirito goliardico tutto napoletano, un’altra porzione della cittadinanza preferisce far agghindare i bambini da personaggi che poco si confanno all’età degli stessi ma che sono entrati oramai a far parte del panorama d’intrattenimento adolescenziale e preadolescenziale.

Corrono tempi in cui non esistono più barriere o confini e ogni informazione, ogni programma televisivo, ogni sito è accessibile a tutti, senza limiti d’età. La naturale conseguenza di ciò si designa con i bambini che preferiscono travestirsi da Genny Savastano di Gomorra o dà showgirl, da paziente ospedaliero e addirittura da “vù cumprà” anziché “mettersi nei panni” di eroi, personaggi di cartoni animati o comunque vagamente educativi.