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Gli stereotipi religiosi: Allah e Buddha a confronto

Dall’alba dei tempi, l’essere umano ha tentato inesorabilmente di rispondere alle domane più complesse attraverso le religioni: perché siamo qui? Chi ci ha creati? Le religioni in tutto il mondo hanno stabilito una serie di linee guida morali ed etiche su come bisognerebbe vivere e interagire con il nostro mondo. Tutto ciò porta ad una vasta gamma di insegnamenti sulla pace e contro l’odio.

Nel mondo di oggi, l’Islam è vista come una delle religioni più violente. Tuttavia, questo è purtroppo uno stereotipo comune diffuso, soprattutto, attraverso i mass media. Molte delle antiche scritture del Corano e egli insegnamenti dello stesso profeta Maometto, parlano di evitare la violenza verso il prossimo.

Contrariamente, il Buddhismo è visto come una delle religioni più pacifiche del mondo. Il Buddha predicava l’amore e la gentilezza e la fine di ogni sofferenza. Le Quattro Nobili Verità sono il centro del credo buddhista. Queste verità sono incentrate sulla sofferenza, la causa della sofferenza, la fine della sofferenza e come si può porre fine a ciò. All’interno del Buddhismo, vi è un grande interesse per la pace interiore o “illuminazione”.

Dedicarsi ad una religione e seguire i suoi precetti, significa anche studiare e conoscere quel clima sociale nel quale quella religione è nata. Il profeta Maometto nacque in una cultura tribale estremamente violenta. Maometto aveva ricevuto le “rivelazioni divine” da parte di Dio che portò alla scrittura del Corano. In questi insegnamenti, Maometto disse che Dio, o Allah, desiderava la pace per il suo popolo. Questi insegnamenti predicarono anche pazienza e gentilezza. Maometto sosteneva una politica di resistenza non violenta e, come il Buddhismo, gli insegnamenti islamici richiedono pace e pazienza.

Ovviamente, la grande contraddizione è costituita da grandi organizzazioni terroristiche che in alcun modo incarnano gli insegnamenti di Maometto. Queste contraddizioni derivano da un’errata interpretazione del testo islamico che necessita costantemente di reinterpretazioni. La società si evolve e tali leggi, emanate migliaia di anni fa, non sono più applicabili in un contesto contemporaneo come il nostro.

Nel Buddhismo oggi lavorano molte persone con l’obiettivo di raggiungere la pace. Organizzazioni come la Soka Gakkai che tentano di creare una “rivoluzione della pace” nel mondo. Questa organizzazione nacque durante la Guerra Fredda, il cui presidente, Josei Toda, era contro l’uso delle armi nucleari.

Come l’Islam, esistono sette radicali buddhiste che reinterpretano i testi sacri per adattarli ai propri programmi socio-politici. Ad esempio, a causa di disordini politici e religiosi, molti buddhisti hanno usato odio e violenza contro le comunità musulmane in Birmania, perseguitate dagli stessi monaci. Qualunque sia l’origine, questi eventi mostrano che nessuna religione è immune dall’estremismo violento.

È naturale che l’obiettivo per ogni religione è raggiungere uno stato di pace, che sia pace interiore o pace mondiale. Quindi, le sette radicali di alcune credenze non parlano per queste religioni nel loro complesso e usano la religione come scusante per velare la loro indole di odio e violenza. Allo stesso tempo, si innesca una reazione a catena di falsi stereotipi andando ad oscurare il fulcro principale e pacifico di un credo.

 

Vittorio Dezio
Vittorio Dezio
Laureato in laurea triennale in lingue inglese e giapponese. Attualmente studente di laurea specialistica in Storia e civiltà giapponese. Sono un folle amante della letteratura e dei libri. Amo le lingue, in particolare quella del Giappone.