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Fido, l’amicizia che sa di famiglia

Ma togli il cane,

escluso il cane,

tutti gli altri son cattivi…

Così Rino Gaetano, pilastro della musica italiana, cantava nella sua canzone “Escluso il cane” del 1977, un brano narrante la storia di un uomo, in grado di riconoscere quanto il proprio cane gli sia fedele, così chiaramente da affermare che egli è l’unico ad amarlo, tutti gli altri son cattivi, pressoché poco disponibili.

Sulla base di quanto afferma il grande Rino Gaetano, anche noi tutti, amanti degli animali e non, dovremmo renderci conto, se non dell’amore puro che essi provano nei nostri confronti, quanto meno delle crudeltà che spesso riserviamo loro.

Si avvicina infatti l’estate, la bella stagione, si è più liberi dagli impegni, ci si può rilassare, partire, che sia per un weekend, per le vacanze, o per un viaggio qualsiasi, l’impazienza e la felicità si respirano nell’aria, calda, torrida, il desiderio di evasione è incommensurabile. Ma spesso, nelle famiglie che possiedono animali domestici sorge un dubbio fondamentale, “Fido?”

Spesso, purtroppo, si ricorre alla decisione più semplice, la più crudele, l’abbandono.

Bisogna premettere che, in Italia l’abbandono è vietato ai sensi dell’art. 727 del codice penale, che al primo comma recita:Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro“.

La ratio legis deriva dalla tutela del sentimento umano, che è offeso dal maltrattamento o abbandono degli animali.

Inoltre, la Dichiarazione universale dei diritti dell’animale sancisce all’art. 6 che “L’abbandono di un animale è un atto crudele e degradante”.

Le punte massime in materia di abbandono si registrano nel periodo estivo, 25-30%, quando la partenza per le vacanze pone il problema della presenza di un animale domestico, pertanto, proprio in periodi immediatamente precedenti, sono periodicamente realizzate campagne informative e di sensibilizzazione pubbliche o di associazioni e movimenti contro l’abbandono degli animali domestici.

Tralasciando per un attimo l’aspetto legislativo-monetario della faccenda, bisogna concentrarsi sull’aspetto etico dello stesso.

A tal fine risulta utile comprendere che tipo di legame si sviluppa tra animale d’affezione e rispettivo proprietario, prendendone in esame uno su tutti, il più diffuso, il cane.

I cani sono esseri estremamente intelligenti, giocherelloni e vivaci, quanto bizzarri. Ma oltre alla coda roteante di felicità e alla tendenza a raccogliere o annusare qualsiasi cosa trovino, nascondono molto di più.

I cani, infatti, sono in grado di capire le emozioni degli esseri umani.

Inoltre, esiste una forte correlazione diretta tra la loro felicità e quella del proprio padrone. FA dimostrazione di ciò c’è uno studio scientifico condotto dall’equipe del biologo giapponese Miho Nagasawa dell’Azabu University.

Questo studio, molto curioso e particolare, si basa sull’analisi relazionale in ambito biologico, in parole povere ha dimostrato come il contatto visivo diretto tra un cane e il suo padrone inneschi gli stessi meccanismi neurologici di quello tra madre e figlio.

Lo studio si è aggiudicato la copertina della rivista Science.

I ricercatori giapponesi hanno osservato per circa mezz’ora le interazioni tra un gruppo di 30 cani, 15 maschi e 15 femmine, e i relativi padroni, 24 donne e 6 uomini, per poi procedere ad una vera e propria misurazione dei livelli di ossitocina presenti nelle urine di entrambi, confrontandoli con quelli precedenti l’esperimento.

L’ossitocina ,o “oxitocina”, sigla OXT, è un ormone peptidico costituito da 9 amminoacidi. Esso è prodotto dall‘ipotalamo sopraottico (principalmente) e paraventricolare, e secreto nella neuroipofisi, presente in tutti i mammiferi.

Le azioni di tale ormone risultano essere particolarmente importanti, l’ossitocina è infatti quella sostanza in grado di stimolare le contrazioni della muscolatura liscia dell’utero, giocando un ruolo fondamentale nell’inizio e nel mantenimento del travaglio e del parto, ad esempio, o ancora, essa stimola le cellule dei dotti lattiferi delle mammelle, provocando una contrazione delle cellule muscolari e la secrezione del latte, in risposta allo stimolo della poppata.

Si potrebbe quindi pensare che il ruolo dell’ossitocina sia legato fondamentalmente al mondo del parto, nonché a quello neonatale, essendo importante soltanto nel corpo femminile, in realtà essa è secreta in entrambi i sessi ed interagisce a livello neurologico favorendo l’attaccamento relazionale. La sua produzione è stimolata da contatti fisici affettuosi o anche solo dalla vista di persone amate o bambini piccoli.

Gesti d’affetto e sguardi densi di significato sono solo alcune delle manifestazioni regolate dall’ormone ossitocina, definito, a causa di ciò, anche ormone dell’amore.

Detiene il merito di favorire la socialità tra esseri della stessa specie, e non solo, garantendo sia un’immediata sensazione di soddisfazione personale, che, soprattutto, un’efficiente accudimento dei piccoli, con la conseguenza di contribuire alla continuazione della specie.

Il risultato dello studio, alla luce della digressione riguardo le doti dell’ossitocina, risulta quindi essere molto chiaro. È stato inequivocabilmente dimostrato che più lungo ci fosse stato il contatto visivo diretto e più sarebbe aumentata la concentrazione di ossitocina nelle urine.

Un’ulteriore fase dello studio è consistita poi nella vaporizzazione di ossitocina sul naso dei cani femmina, i quali, in risposta, tendevano all’aumento del tempo trascorso osservando il padrone, provocando in quest’ultimo un innalzamento dei livelli di ossitocina.

Successivamente i cani sono stati trasferiti all’interno di una stanza occupata da due sconosciuti e dal proprietario, precedentemente avvertito di non avere contatti fisici col proprio animale, ma di limitarsi allo sguardo.

In particolar modo le femmine hanno mostrato maggiore attenzione visiva verso il proprietario confermando la naturale predisposizione alla cura dei cuccioli. I maschi, invece, in seguito alla somministrazione dell’ossitocina, hanno aumentato l’attenzione sia verso gli sconosciuti che verso il proprio padrone.

La dimostrazione fornita dallo studio risulta essere strabiliante, perché in primo luogo rende noto che i cani hanno una modalità di interazione con l’uomo uguale a quella che hanno gli umani tra di loro, in particolare modo assimilabile a quella che si instaura nel rapporto madre-figlio, chiarendo altresì che suddetta capacità di stabilire un contatto visivo diretto con il padrone non è innata nei cani, ma è una peculiarità sviluppata nel corso dell’evoluzione.

Lo stesso esperimento, ripetuto con un gruppo di lupi, non ha mostrato infatti gli stessi risultati di quello effettuato con i cani.

Alla luce di queste scoperte, giunge nuovamente in nostro soccorso la spiegazione evolutiva, la lunghissima convivenza cane-uomo avrebbe fatto la differenza in termini di ossitocina, accorciando la distanza tra il rapporto tra animale e proprietario e quello instaurato tra madre e figlio.

Alla luce di quanto affermato, oltre che dal punto di vista penale, anche dal punto di vista etico l’abbandono degli animali risulta essere immorale, dato che, scientificamente, sarebbe come abbandonare un figlio.

Una soluzione per dimezzare il pericolo di abbandono, solitudine dei cani e dei gatti per le strade, spesso vittime o causa inconsapevole di incidenti stradali, nel 2012 circa il 2,3% degli incidenti ha coinvolto animali, in particolare randagi, con un incremento degli scontri di circa il 6% in soli due anni, una percentuale molto alta che evidenzia una correlazione con l’aumento del randagismo, è la cooperazione che dal mese di agosto si potrà effettuare con ENPA, segnalando la presenza dei randagi, su strade e autostrade.

Il numero verde, attivo 24 ore su 24, farà capo a ben 20 operatori e allo staff dell’associazione animalista, i quali forniranno all’utente la sede di Polizia competente in base alla zona di riferimento.

Il numero, 800.137.079, sarà diffuso tramite le reti Mediaset, per cercare di ridurre al minimo lo spiacevole fenomeno.

È noto l’amore del cane per il suo padrone; e tutti sanno che nell’agonia della morte egli accarezza il padrone; e ognuno può aver sentito dire che il cane che soffre mentre viene sottoposto a qualche vivisezione, lecca la mano dell’operatore; quest’uomo, a meno di avere un cuore di sasso, deve provare rimorso fino all’ultima ora della sua vita.

– Charles Darwin

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II