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Eutanasia: domani la sentenza.

Italia 2019, dilemma eutanasia: nel febbraio del 2017, Fabio Antoniani, noto come DJ Fabo, sceglie di rinunciare alla vita, in seguito a un traumatico incidente.

L’incidente, di cui era rimasto vittima Fabio, aveva causato al giovane la perdita definitiva del controllo degli arti.

Marco Cappato, membro dell’associazione Luca Consoliani, ha accompagnato il giovane amico in una clinica svizzera, ove Antoniani è morto, mediante suicidio assistito.

Il giorno seguente, lo stesso Cappato si autodenuncia. Viene quindi aperto un processo a Milano, il quale si conclude con la richiesta alla Consulta della valutazione della legittimità del reato.

Il 24 ottobre scorso, la corte di Milano riceve una risposta in merito all’intricata questione: ovvero, viene riferito che, attualmente, non esistono misure che tutelino, adeguatamente, tali situazioni.

La Consulta ha inoltre deliberato il rinvio a giudizio al 24 settembre 2019, lasciando così del tempo al Parlamento per poter meglio decretare cos’è giusto e cosa no.

La Camera non è, ad ogni modo, riuscita neppure a elaborare un testo base, complice anche la diversa visione dei componenti e tra i componenti dei vari partiti, costituenti il parlamento italiano.

Ciononostante, l’eutanasia rimane un grande tabù, un tema estremamente complicato da fronteggiare, se si considerano anche le diverse accezioni che questo termine contiene: per suicidio assistito, s’intende infatti che sarà il paziente stesso ad assumere il farmaco che lo priverà della sua stessa vita. L’eutanasia può essere attiva o passiva: è attiva quando il medico somministra il farmaco, passiva se il dottore sospende le cure o spegne i macchinari.

Domani, termine di scadenza della proroga, si dovrà, nondimeno, decretare una soluzione alla delicatissima faccenda: la Consulta si riunirà ancora, mentre mercoledì la Camera del consiglio potrà o prolungare ancor di più i tempi o produrre una sentenza additiva.