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18 novembre 1922: muore Marcel Proust.

Proust nasce a Parigi il 10 luglio 1871 e muore nel medesimo luogo il 18 novembre 1922. Nella sua opera, sostanzialmente fittizia, troviamo moltissime corrispondenze con la vita dello scrittore: per esempio lo spazio campestre di Combray, in particolare la casa della zia Léonie, che deve molti dei suoi tratti alla casa della zia paterna di Proust a Illiers, oppure molti personaggi del suo libro che prendono spunto da persone conosciute realmente nella sua vita. Attraverso questa lettura, insomma, è possibile capire molto sull’autore.

In “Alla ricerca del tempo perduto” Proust sottolinea chiaramente quale sia, a suo parere, il compito di uno scrittore: non quello di inventore, ma di traduttore. Il vissuto di cui parla Proust è quello di chiunque altro, in cui ognuno di noi legge se stesso, ritrovandosi la propria vita nero su carta. Ciò che allo scrittore francese interessava dei suoi lettori non era tanto sapere se questi lodassero o biasimassero la sua opera, ma piuttosto se si rispecchiassero in essa. Egli avrebbe offerto attraverso il suo libro, come qualunque scrittore, lo strumento tramite cui il lettore potesse riuscire a comprendere ciò che senza di esso non sarebbe stato in grado di ritrovare in lui.

“Alla ricerca del tempo perduto” è la storia di una vocazione letteraria, attorno alla quale l’autore ritorna di continuo. La afferra, poi l’accantona, per riprenderla nuovamente. Quando il protagonista decide finalmente di scrivere la sua opera, la paura di non sentirsi in grado di esternarla, si sostituisce alla paura della morte, che vede come unico ostacolo al compimento del suo obiettivo, poiché la distruzione del corpo sarebbe stata di conseguenza la morte delle sue idee.

Da ciò comprendiamo quella personalità complessa, ma anche profonda, che lo ha contraddistinto nel suo libro, come nella vita.