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“Alice nel tè e quel che non accadde” la fiaba moderna

La redazione del XXI Secolo ha intervistato l’autrice Maria Perillo riguardo la sua opera d’esordio, “Alice nel tè e quel che non accadde”, edito a cura della casa editrice Gruppo Albatros il filo. L’opera sarà pubblicata a Roma durante il mese di Ottobre, posizionandosi nella categoria di racconti fantastici. Il tema principale del racconto è il viaggio, la scoperta, che sarà proprio il motore immobile della vicenda. L’opera rappresenta un continuum della classica fiaba del grande Lewis Carroll, riletta in chiave moderna. Un vero e proprio orgoglio campano!

Cenni biografici dell’autrice

La signora Maria Perillo nasce a Napoli il 7 dicembre del 1983, facendo, fin dalla più tenera età, della lettura il proprio pane quotidiano. Ha intrapreso differenti collaborazioni, scrivendo per numerosi magazine di promozione culturale. Svolge attività da Life coach e blogger, occupandosi della cura di un blog riportante il proprio nome, dove riporta i propri lavori ed articoli, sia di ricerca che di evoluzione personale, consultabile al sito www.mariaperillo.it. “Alice nel tè e quel che non accadde” è la sua opera di esordio, edita dal Gruppo Albatros il filo, uscirà a breve. Sarà presentata nel corso del mese di ottobre 2018 a Roma, città adottiva dell’autrice.

La trama dell’opera

La trama dell’opera riprende leggermente quella della fiaba classica, ricorrente è il tema del viaggio e della scoperta. Alice, il personaggio principale del racconto, non è più piccola ed ingenua, riesce a tornare nel suo paese delle meraviglie accorgendosi però che qualcosa è cambiato. La ragazza si rende conto sin da subito che tutta la bellezza di un tempo è svanita, lasciando il proprio posto al grigiore e al disincanto.  Alice prende così una decisione importante, quella di mettersi in viaggio con i suoi amici e di riportare la meraviglia di un tempo fuori e dentro di sé.

L’intervista

La signora Perillo ha gentilmente acconsentito al rilascio di un’intervista ai microfoni del XXI Secolo, nella quale ci darà qualche indiscrezione in più e qualche anticipazione riguardo la sua opera. Di seguito l’intervista:

Signora Perillo, da dove nasce la Sua passione per la lettura, che le ha dato poi l’incipit per iniziare la stesura di un proprio scritto, e come crede che questa l’abbia accompagnata nel corso della propria vita?

«I libri sono entrati nella mia vita da ragazzina. Credo avessi dodici anni quando mia madre mi regalò un abbonamento ad una rivista su cui si potevano ordinare libri, il patto era leggerne uno al mese. Da allora non ho mai smesso. I libri sono stati una costante che è cresciuta in maniera esponenziale. I libri mi hanno formata, salvata, distratta, aiutata… senza non potrei vivere!»

-Che ruolo hanno la lettura e la scrittura nella Sua vita?

«La lettura ha un ruolo primario, non è un’attività ma una parte di me. Scrivere è una conseguenza, anch’essa primaria e necessaria. Fanno entrambe parte di ciò che sono.»

-Quanto crede sia importante la lettura nella vita di ognuno?

«FONDAMENTALE! Leggere, come viaggiare, ti apre la mente, ti aiuta a guardare dentro di te e al mondo circostante in maniera diversa; è come se vivessi più vite in una!»

-Da dove nasce l’idea di creare un continuum contrapposto ad una fiaba classica e perché la sua scelta è ricaduta proprio sulla fiaba di Lewis Carroll, “Alice nel Paese delle Meraviglie”?

«Alice è il mio personaggio preferito. Le opere di Carroll sono qualcosa che ho divorato e ancora divoro perché, ogni volta che le leggo, trovo qualcosa di nuovo… l’idea è nata per gioco! Mi divertivo a creare parallelismi con i miei amici tra fiaba e la vita reale, poi ho deciso di mettere nero su bianco…»

-La Sua opera prende spunto dalla fiaba di Alice nel Paese delle Meraviglie, come crede che questa sia incorporata nel Suo scritto? Potrebbe delinearne una plausibile chiave di lettura?

«Il racconto si ispira alla mia fiaba preferita, questo è chiaro, i personaggi e alcuni tratti della loro personalità, ne subiscono il fascino, ma la chiave di lettura si distacca, ovviamente. Ho preso in prestito da Sir Lewis ciò che tanto amo per dire la mia sull’evoluzione personale di ogni uomo. La chiave di lettura che apre la porta della comprensione è proprio l’evoluzione personale.»

-“Alice nel tè e quel che non accadde” può essere ricondotto ad una critica in chiave moderna degli stravolgimenti societari?

«Come ho detto, la chiave di lettura è la crescita e l’evoluzione personale e questo, va di pari passo con gli stravolgimenti societari a cui assistiamo in termini di crescita, formazione ed evoluzione. Viviamo nel mondo del possibile, tutto è raggiungibile ed i sogni sono a portata di mano.»

-Il parallelismo creato tra il “Paese delle Meraviglie” della giovane Alice e quello dell’Alice oramai divenuta adulta è riconducibile ad un parallelismo tra il mondo passato ed il mondo moderno?

«Più che tra il mondo passato ed il mondo moderno, è tra le passate consapevolezze e le nuove. La strada che vuole indicare Alice, è il sentiero del possibile, una via di trasformazione che nasce dentro ogni singola creatura perché è solo lì che può avvenire il vero cambiamento; non siamo più vittime del destino ma artefici, responsabili e creatori.»

-La decisione presa da Alice, di adoperarsi per ricreare la meraviglia, vuole essere un appello societario?

«E’ certamente un appello ma è rivolto a chi è pronto ad accogliere e cogliere. Crescere ed evolvere sono richiami interiori differenti per ognuno, tempi diversi e diverse modalità. E’ un appello che coglierà chi è pronto a mettersi in cammino secondo quella modalità.»

-Quanto la Sua vita ha influenzato la trama dell’opera?

«Spudoratamente molto. Ho sperimentato me stessa ed il mio percorso interiore prima di intraprendere il viaggio attraverso le pagine del mio libro, solo dopo ho saputo tracciare la trama che mi ha ricondotta ad Alice.»

-Lei si rispecchia in Alice e nell’evoluzione del personaggio avvenuta tra la fiaba classica e la Sua “fiaba” contemporanea?

«Assolutamente si. Mi rispecchio in quelle fasi di crescita personale in cui prima si assecondano gli eventi, più o meno spiacevoli, e poi si prende il mano il timone della propria vita e si va alla conquista della propria felicità.»

-Quale crede sarà l’impatto del proprio scritto sul pubblico?

«Ho evitato di porre aspettative, voglio godermi il viaggio e la sorpresa.»

-Signora Perillo quale appello vorrebbe lanciare alle generazioni contemporanee e future?

«Di esser felici, di non subire passivamente la vita in attesa che accada qualcosa di bello ma di costruire, con le proprie mani, le cose belle. Di credere nei propri sogni e di onorare il tempo a disposizione perché, il mondo, è pieno di meraviglia, basta saperla cogliere e cercare, uscendo dagli schemi e allenando mente e cuore.»

 

La redazione della testata giornalistica online XXI Secolo ringrazia sentitamente l’autrice Maria Perillo, cogliendo anche l’occasione per augurarle una carriera ricca di soddisfazioni.

 

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II